IL CORPO DI UN PAPA

IL CORPO DI UN PAPA

Nell’ultima fase della vita di Giovanni Paolo II, dopo il 1995, il corpo del papa polacco è stato fatto oggetto di una ostensione, o anche ostentazione, che è divenuta particolarmente accanita nel corso degli ultimi anni. Da parte del suo entourage, e in particolare del suo segretario, don Stanislao, si affermò che la decisione di non rinunciare al papato sarebbe stato un portato della personalità mistica del pontefice, al punto di non essere arrestato nemmeno da un palese declino fisico.

La retorica dell’«atleta di Dio» fu repentinamente messa in discussione dall’attentato del 13 maggio 1981. Da esso derivarono i ripetuti ricoveri del pontefice. Per lui fu allestito l’appartamento papale al decimo piano del Policlinico Gemelli a Roma, dove è stato ricoverato più volte anche papa Francesco. Da allora divenne evidente per tutti che il papa aveva un corpo non intangibile.

Diversamente era accaduto per i suoi predecessori. Nel 1978 Paolo VI terminò i suoi giorni tra le mura della residenza papale di Castelgandoldo, vale a dire lontano dalla scena vaticana: ultimo esercizio della riservatezza che caratterizzava la personalità di Giovanni Battista Montini. In quello stesso anno  la repentina scomparsa di Giovanni Paolo I sollevò notevoli dubbi sulle circostanze della sua morte – ma l’autopsia del corpo di un papa avrebbe comportato una desacralizazione inaccettabile e intollerabile. L’agonia di Giovanni XXIII, nel 1963, si consumò lontano dagli sguardi e dagli obiettivi, ma la sua persona fu avvolta dall’impalpabile presenza garantita da una devozione e da una ammirazione senza confini. Drammatiche furono invece le circostanze che nel 1958 accompagnarono il decesso di Pio XII, esasperando alcune contraddizioni. Da un lato,  l’archiatra pontificio arrivò al punto di fotografare il morente per venderne le immagini, addirittura accordandosi con alcuni giornali per assicurare loro l’anteprima della notizia del decesso. Dall’altro lato, l’imponente corteo di automezzi, che da Castelgandolfo ne riportarono le spoglie in Vaticano, certificava che era morto il papa – mentre il papato calcava ancora la scena della storia.

In effetti, non sarebbe affatto inverosimile riferire al papa e al papato le categorie proposte un secolo fa da un illustre medievista tedesco, Ernst Kantorowicz, secondo il quale il re aveva due corpi: Un corpo naturale, soggetto alla morte – Un corpo mistico, non naturale, che non può morire

Se si andasse ancora al ritroso nel tempo, bisognerebbe sottolineare che anche per i papi vi è subentrata la medicalizzazione della morte, alla presenza di pochi. Mentre in passato, per i potenti come per le altre persone, subentrava una dimensione pubblica – nel senso che il morente nel proprio letto non era separato dalla società circostante, fosse un re invece di un pontefice: si vedano le incisioni che rappresentano gli ultimi istanti di papa Pio VII (mprto nel 1823).

Quanto a Benedetto XVI, nella cui rinuncia al pontificato aveva avuto un ruolo determinante un insostenibile affaticamento dovuto all’età (ingravescente aetate), egli volle certamente sottrarsi alla inaccettabile ostensione di cui era stato fatto oggetto il proprio predecessore. Altrettanto oscena fu la critica dell’antico segretario del papa polacco, divenuto cardinale, riferendosi alla scelta di Joseph Ratzinger: “Dalla croce non si scende”. Un’osservazione agghiacciante, che nella crisi del febbraio 2025, è stata ripetuta dal cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller a proposito di un’eventuale rinuncia al papato da parte di Jorge Mario Bergoglio. Dal canto suo Joseph Ratzinger dopo la rinuncia al pontificato è invecchiato ed è deceduto in maniera discreta all’interno del monastero Mater Ecclesiae, protetto dalle mura vaticane – soltanto alcune fotografie hanno diffuso immagini della sua progressiva senescenza.

Giovanni Paolo II aveva imposto il suo corpo sulla scena della cronaca, divenuta poi storia. Un impatto particolare da questo punto vista ebbero i suoi instancabili viaggi pastorali in tutte le parti del mondo. Con difficoltà ne ha reiterato il comportamento Benedetto XVI. Al contrario papa Francesco è parso particolarmente a suo agio nel contatto con la folla dei fedeli e non ha esitato a viaggiare persino più lontano del papa polacco.

Al papa argentino si deve l’approvazione di un nuovo Rituale delle esequie del Romano Pontefice, pubblicato pochi mesi prima del suo problematico ricovero ospedaliero nel mese di febbraio. Oltre a sfrondare il rito da alcune simbologie divenute incomprensibili, vi si è limitata con decisione l’ostensione del corpo del pontefice defunto.

A dire il vero, quando nel 2005 si celebrarono le pubbliche esequie di Giovanni Paolo II, di fronte ai potenti della terra, la bara lignea  posata sul sagrato della basilica vaticana – su cui il vento sfogliava le pagine di un messale – appariva pur sempre una potente metafora del corpo che vi era racchiuso.